Iniziata la vendemmia 2017 in alcune zone della provincia di Alessandria e le previsioni evidenziano una produzione complessivamente in calo tra il 15 e il 20% rispetto allo scorso anno.
Una vendemmia che, per effetto del caldo e della siccità, si classifica come la più precoce dell’ultimo decennio registrando un notevole calo di produzione a causa del bizzarro andamento climatico. La gelata tardiva del maggio scorso ha influito in modo decisamente negativo sulla vegetazione ormai formata mentre l’inverno asciutto e mite ha portato ad un precoce germogliamento della vite: siccità persistente ed episodi localizzati di grandinate hanno fatto il resto.
“Volendo approfondire una valutazione delle uve che si andranno a raccogliere diventa difficile esprimere differenze per quanto riguarda varietà o vitigni, infatti, sarebbe più corretto parlare di tipologie di suoli e versanti” ha precisato il presidente provinciale Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino.
Si evidenziano per tutte le varietà situazioni qualitativamente complesse ma anche eccellenze che sapranno sorprendere gli appassionati di vino: il 2017 probabilmente verrà ricordato come un’annata in cui la forbice tra vini ottimi e meno interessanti si amplierà mentre la ricerca delle eccellenze risulterà ancora più interessante.
Cambiamenti importanti potranno presentarsi in funzione dell’andamento di settembre ma, al momento, riscontri molto differenti si possono evidenziare nei differenti areali. Lo stato fitosanitario si presenta complessivamente buono, il clima asciutto non ha favorito lo sviluppo di fitopatie e la gradazione zuccherina sarà in media più elevata.
Le stime della Coldiretti dunque saranno progressivamente definite perché molto dipenderà dall’andamento climatico delle settimane precedenti la raccolta.
Se per effetto delle condizioni climatiche anomale quest’anno la vendemmia sarà tra le più scarse del dopoguerra, vola la domanda del vino italiano all’estero che per effetto di un aumento del 6,3% in valore fa registrare il record storico rispetto allo scorso anno quanto erano stati raggiunti su base annuale i 5,6 miliardi di euro.
Si mantiene comunque il primato produttivo mondiale davanti alla Francia dove le prime stime per il 2017 danno una produzione in forte calo sul 2016, per un totale stimato attualmente tra i 36-37 milioni di ettolitri a causa delle gelate tardive.
“Con la quasi totalità delle uve ancora da raccogliere, in un contesto di incertezza climatica, sarebbe bene evitare giudizi perentori e frettolosi, che danneggiano il lavoro di tanti viticoltori per garantire in questo momento la qualità del Made in Italy. – afferma il presidente provinciale Coldiretti Alessandria Roberto Paravidino – E’ stata un’annata climaticamente strana e anomala con punti negativi ma anche eccellenze. Scarsa purtroppo la quantità, con percentuali di carenza anche notevolmente differenti da zona a zona rispetto ad un’annata media”.
“Sono annate come questa a mettere alla prova la capacità agronomica, l’esperienza e la visione consapevole del viticoltore. Una cosa è certa, berremo vini molto diversi e sarà divertente e accattivante evidenziare la biodiversità del nostro territorio unita alle abilità e all’estro dei produttori. In ogni caso questa sarà un’annata che saprà farsi ricordare”, ha aggiunto il direttore Coldiretti Alessandria Leandro Grazioli.
Se non ci saranno sconvolgimenti si prevede che la produzione Made in Italy sarà destinata per oltre il 40 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola.
Dalla vendemmia in Italia si attiva un motore economico che genera oltre 10,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che da opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone. La ricaduta occupazionale riguarda sia per le persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio. Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro.
Inoltre, non bisogna dimenticare che su una stagione già difficile per il caldo e la siccità vanno segnalate le difficoltà determinate in agricoltura dall’abrogazione dei voucher per gli inammissibili ritardi burocratici nello sviluppo della procedura informatica dell’INPS che di fatto impediscono alle imprese agricole l’accesso agli strumenti che hanno sostituito i voucher, dalla vendemmia alle diverse campagne di raccolta. Dopo dieci anni si tratta infatti della prima vendemmia senza voucher che sono nati proprio per agevolare le operazioni di raccolta delle uve nel 2008.
“Con il flop dei nuovi strumenti – continua Paravidino – si rischia di perdere opportunità occupazionali e di compromettere l’intero percorso di emersione dal “lavoro nero” intrapreso dal 2008 ad oggi. In difficoltà è proprio o la vendemmia dove venivano impiegati più della metà dei voucher utilizzati in agricoltura. L’impiego dei voucher in agricoltura era stato praticamente stabile da cinque anni perché l’unico settore rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni, solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito”.
A livello nazionale, in agricoltura sono stati venduti nel 2016 solo 2.210.440 voucher, addirittura in calo rispetto all’anno precedente e più o meno gli stessi del 2012, per un totale di oltre 380mila giornate di lavoro che hanno aiutato ad avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti e a mantenere attivi molti anziani pensionati nelle campagne senza gli abusi che si sono verificati in altri settori.