Raccontare le sconfitte è sempre più difficile che raccontare le vittorie, ma viverle è certamente peggio. Soprattutto se hai 22 anni, sei pieno di forze e in ascesa. Ma la storia di Matteo Donati, terzo alessandrino ‘all-time’ per classifica ottenuta (dopo Barazzutti e Caratti), negli ultimi tre anni è fatta di alti e bassi, di ascese verticali e di discese perentorie che, al momento, nella graduatoria mondiale ATP, lo collocano al n. 324 in singolo e al n. 279 in doppio. Tanta roba, per carità, ma per uno che il 27 luglio 2015, due anni fa, era n. 159 in singolo con l’obiettivo di entrare nella ‘Top 100’, è certamente un passo indietro.
Il bilancio 2017 è negativo, con 28 matches disputati e solo 12 vittorie contro 16 sconfitte, e la classifica mobile ATP non perdona: il risultato ottenuto porta punti per salire, ma un anno dopo i punti scadono e si perdono, e se non se ne fanno altri si scivola verso il basso. Infatti l’anno in corso è cominciato al n. 207 e in sette mesi Matteo ha perso 127 posizioni. Ma anche nel 2016 ci sono stati problemi, partendo dal 180 e chiudendo al 207. Però quel calo fu considerato fisiologico: dopo la punta massima di rendimento, ci stava.
Molta parte di questa crisi l’hanno avuta gli infortuni, che hanno condizionato il rendimento di Donati per mesi, obbligandolo a stare fermo per curarsi e guarire, perdendo posti in classifica e quindi autostima, ricominciando sempre da capo. Nel 2015 fu il polso a fermarlo proprio sul più bello: due mesi penalizzanti nel momento migliore, che hanno inciso molto a livello psicologico. Nell’inverno scorso lo bloccò la schiena: altri due mesi dopo il periodo di ‘carico’ in allenamento, che vuol dire cinque mesi lontano dalle gare. Troppo, decisamente.
“Ci sono stati momenti difficili – spiega Matteo – momenti in cui avevo perso la fiducia, avevo il chiodo fisso dell’infortunio, della ricaduta, e questo ti toglie energie e attenzione. Ora va meglio”.
Avete cambiato qualcosa a livello di gestione globale, tu e il tuo coach Massimo Puci? “Si, qualcosa abbiamo corretto a livello di impostazione, soprattutto dopo gli infortuni: se una cosa mi portava dolore, facevamo piccole modifiche per eliminare il problema senza intaccare il rendimento”.
La mancanza di risultati ha mai portato problemi fra di voi? “No, non è mai venuta meno la fiducia reciproca. C’è sempre stata grande sintonia”.
In doppio sta andando bene, anche se non lo giochi molto. La classifica sorride (n. 279 contro il n. 430 di gennaio); vuol dire che quella è la via d’uscita? “Mi aiuta molto, anche se non è l’attività principale. Non ci sono nemmeno obiettivi di classifica. Solo che giocare il doppio ti serve a rimanere nel torneo, tiene alta l’adrenalina, ti allena ed è meno faticoso. Ma lo gioco solo con Cecchinato o Napolitano“.
L’attenzione del settore tecnico federale su Matteo Donati è sempre alta, tant’è che in questa settimana si sta allenando a Tirrenia. Sabato partirà alla volta di Pordenone, dove sarà in tabellone in un torneo da 50.000 $ di montepremi. Si gioca da lunedì.
Alla ricerca delle vittorie per risalire.