Si chiama Giuda e il nome non promette nulla di buono. E’ un campo di alta pressione africana che domina gran parte dell’Europa, addolcita soltanto da qualche disturbo di aria umida atlantica, che ne attenua solo un pochino gli effetti. Che sono, però devastanti.
Secondo un rapporto nazionale di Coldiretti, questo mese di giugno è davvero bollente, con temperature massime superiori di 2,2 gradi rispetto alla media stagionale, salita a 25,4°, mentre le precipitazioni sono in calo del 52%, con una crisi idrica di portata storica a livello nazionale. Si aggrava dunque una situazione già difficile, con una primavera climatologica che è stata la seconda più calda dal 1800 ad oggi, con un’anomalia di +1,9 gradi e la terza più asciutta con un deficit di quasi il 50%, dopo che anche l’inverno si era classificato al terzo posto tra i più asciutti con il 48% di precipitazioni in meno, con valori di temperatura superiori di 0,49 gradi alla media di riferimento.
Il risultato è che l’Italia è a secco, e la zona di Alessandria non fa eccezione (basta guardare i fiumi), e scoppia il rischio incendi. Caldo e siccità sono un mix esplosivo che – sottolinea Coldiretti – si somma all’inarrestabile avanzata della foresta, che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai con 12 miliardi di alberi più di 1/3 della superficie nazionale, con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza.
Le anomalie climatiche della prima parte del 2017 hanno già provocato danni stimati dalla Coldiretti in quasi un miliardo di euro: la situazione è drammatica a macchia di leopardo lungo tutta la Penisola. Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma anche ognuno di noi deve fare la propria parte, centellinando il consumo ed evitando gli sprechi.
Di fronte alla tropicalizzazione del clima, se vogliamo continuare a mantenere l’agricoltura di qualità, dobbiamo organizzarci per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi con interventi strutturali che non possono essere più rimandati. Occorrono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, creando bacini aziendali e utilizzando le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere acqua. E stando attenti al rubinetto…..