Fra i sempre più scarsi titoli di una stagione cinematografica ormai agli sgoccioli (fenomeno deleterio, come è noto, tipicamente italiano) segnaliamo, in questo primo fine settimana di giugno, Una vita – Une vie di Stéphane Brizé. Nella Normandia del 1819 Jeanne (Judith Chemla), rampolla dei baroni Le Perthuis des Vauds, va sposa a Julien de Lamare (Swann Arlaud), nobile decaduto fedifrago e incorreggibile donnaiolo, in grado di mettere a dura prova l’armonia familiare. Dopo aver sedotto e abbandonato la domestica dei baroni, Julien pare essersi pentito e acquietato: ma si profila un nuovo sconvolgimento, che manderà in frantumi esistenze e legami affettivi. Dal primo romanzo di Guy de Maupassant, Brizé dà vita a una storia di sacrificio e dolore, sullo sfondo di cambiamenti e trasformazioni sociali importanti. Un film bergmaniano, che incornicia e costringe in un formato cinematografico 4:3 (meno ristretto e claustrofobico rispetto a quello usato da Xavier Dolan in Mommy, ma pur sempre ridotto) la giovane e fragile figura femminile che ne costituisce il centro emotivo-narrativo. Il punto di vista dal quale viene narrata la vicenda è quello di Jeanne, supportato dall’uso di monologhi interiori, flashback e tutti quegli strumenti stilistici che servono a rappresentare lo scorrere di un tempo dell’anima e della coscienza.
Scappa – Get Out è il primo film dell’attore Jordan Peele, da lui scritto e co-prodotto, presentato in anteprima lo scorso gennaio al Sundance Film Festival, oltre che al Bari International Film Festival. La pellicola, a metà strada fra il thriller e l’horror parodistico sui temi del razzismo e dello sfrenato liberismo americano contemporaneo, è stata accolta con grande successo da pubblico e critica oltreoceano, diventando rapidamente campione d’incassi. Peele ha dichiarato di aver tratto ispirazione dal romeriano e autentico cult La notte dei morti viventi (1968). Chris Washington (Daniel Kaluuya), ragazzo di colore, si accinge ad incontrare la famiglia della fidanzata Rose (Allison Williams), perfetta sotto tutti i punti di vista tranne che per un piccolo dettaglio: ha omesso di rivelare ai suoi il colore della pelle di Chris. Il clima a casa di Rose si rivela ben presto inquietante, e l’incubo incombe. Curioso mix tra Indovina chi viene a cena e The Rocky Horror Picture Show, Get Out propone una commistione di generi interessante: non un capolavoro, ma un’opera che tenta di raccontare in chiave autoironica e grottesca i sempiterni problemi della società americana di oggi. Lodevole, in questo senso, l’impegno del regista, anche se non sufficiente ad azzerare alcuni limiti strutturali e stilistici del film.
Barbara Rossi