In questo weekend di metà maggio iniziano a scarseggiare, come da stagione (perlomeno in Italia) le uscite cinematografiche degne di rilievo: ve ne segnaliamo due, abbastanza diverse fra loro.
Finding Happiness – Vivere la felicità, di Ted Nicolau – regista specializzato in horror a basso costo – racconta, attraverso il personaggio della giornalista Juliet Palmer (Elizabeth Rohm), la storia della comunità spirituale fondata da Swami Kriyananda (1926-2013). Juliet, scettica e razionale, viene incaricata di scrivere un pezzo sul gruppo di adepti di Kriyananda, che vive all’Ananda World Brotherhood Village, nel Nord California. L’avvicinamento a un diverso e alternativo sistema di pensiero e di vita condurrà Juliet a mutare la sua prospettiva sul mondo, ribaltando la propria concezione di se stessa e dei rapporti interpersonali. Sul piano strettamente contenutistico il film funziona, ricostruendo nella modalità di un docu-fiction l’evoluzione religiosa e le ricadute sociali del movimento fondato da Kryananda. Sul piano stilistico, invece, la pellicola non convince, per i molti limiti nella gestione dell’alternanza tra sequenze “reali” e fittizie, oltre che per la non totale aderenza degli attori ai loro personaggi. Un’occasione mancata per riunire la cronaca e la messinscena, in modo da porre in rilievo entrambe.
Pirati dei Caraibi – La vendetta di Salazar, di Joachim Rønning ed Espen Sandberg (i due registi norvegesi candidati agli Oscar 2013 con il film Kon-Tiki), è il quinto capitolo della saga Pirati dei Caraibi e il sequel di Oltre i confini del mare (2011). L’ormai “vecchio” Will (Orlando Bloom) è preda di una maledizione e per liberarlo il figlio Henry (Brenton Thwaites) deve recuperare il Tridente di Poseidone. Decide, allora, di chiedere aiuto al sempiterno pirata Jack Sparrow (Johnny Depp) e alla giovane Carina Smyth (Kaya Scodelario), un’ astronoma orfana, accusata di stregoneria. Le avventure, prima di portare a compimento la missione, saranno molte, anche a causa della persecuzione che i tre dovranno subire da parte del terribile capitano Salazar, El Matador del Mar (Javier Bardem), una sorta di zombie vendicativo e sanguinario. All’ennesima, sempre più prevedibile e autoreferenziale avventura, la saga costruita intorno al volto, al corpo e al carisma divistico di Johnny Depp (invecchiato con l’ausilio non solo del trucco di scena ma anche della computer graphics, mummificato nel tempo iperveloce eppure immobile del film, oramai icona fumettistica e abbastanza vuota) inizia a denunciare una certa stanchezza e ripetitività di fondo. Al di là degli indubbi meriti formali e narrativi (sulla costruita e reiterata “perfezione” di questi cloni filmici è impossibile discutere). Interessante “apparizione” del redivivo Paul McCartney nel ruolo dello zio di Jack.
Barbara Rossi