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Terezìn è tristemente passato alla storia come il maggiore campo di concentramento nazista sul territorio della Cecoslovacchia: ma nell’ultimo romanzo, intenso e drammatico, dell’attore, regista e scrittore Fabio Brescia questa cittadina anonima a una sessantina di chilometri da Praga è solo il punto di partenza di un’altra storia di sfruttamento e sopraffazione, quella di Gizèlka, una tra le tante di quello sterminato esercito di ragazze dell’Est condotte dalla malavita russa a prostituirsi agli angoli delle nostre strade, oppure usate come pornoattrici.

“La ragazza di Terezìn” è anche il racconto, lirico e lucido, dell’incontro tra due solitudini, due memorie private, intessute di sofferenze ma anche dell’acuta ricerca di un senso: non solo Gizèlka, ma anche Christian, giornalista rampante con un possibile scoop a portata di mano e una scelta dolorosa da compiere. I due si cercano, si scontrano, si sfogano, mettono a confronto esistenze diverse, intrecci di sentimenti traditi, di sogni irrealizzati, piccoli sprazzi di serenità.

Un’opera struggente, sulla bellezza dei rapporti umani che possono salvare dagli inferni personali e della Storia: l’ottima prova narrativa di un artista a tutto tondo.

(Fabio Brescia, “La ragazza di Terezìn”, Homo Scrivens, 2016, 126 pp., euro 15.00)

Barbara Rossi

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