Elia (Sergio Castellitto) è un giallista famoso e affermato, con una vita di successo, tranne sul piano personale: il suo matrimonio langue, chiuso in un rapporto stanco con Donata (Margherita Buy). Un banale incidente gli fa perdere completamente la memoria, costringendolo a confrontarsi con un rapporto di coppia in crisi, con la propria compagna e con se stesso. Alla ricerca di un nuovo equilibrio. Alex Infascelli (Almost Blue) disseziona minutamente il legame amoroso e coniugale, con fredda precisione e, a tratti, ferocia, nel tentativo di risalire alle origini di una decomposizione annunciata. Film da camera, molto dialogato, un po’ bergmaniano, Piccoli crimini coniugali – tratto dall’omonima pièce teatrale di Eric-Emanuel Schmitt – strizza l’occhio alla tragedia familiare del kubrickiano Eyes Wide Shut, con un pizzico de La guerra dei Roses e alcuni elementi (l’accadimento principale, che fa partire la storia) da A proposito di Henry. Bellissimo e di alto livello il duetto Castellitto-Buy.
Jim Sheridan, il regista irlandese già noto per Il mio piede sinistro e Nel nome del padre, è avvezzo al racconto in chiave realistica delle lotte e dei conflitti di classe, come delle singole esistenze di uomini e donne comuni, sullo sfondo di un’Irlanda mai pacificata. Ne Il segreto, tratto dal romanzo di Sebastian Barry, racconta la drammatica storia di Roseanne MacNulty (interpretata, giovane, da Rooney Mara, anziana da Vanessa Redgrave), internata nell’ ospedale psichiatrico irlandese di Roscommon, con l’accusa di infanticidio. Intorno a lei, nell’arco di cinquant’anni scorre la tormentata storia di un paese lacerato da odi e conflitti. Sarà il dott. Grene (Eric Bana), psichiatra dell’ospedale, ad aiutare Roseanne a recuperare dal profondo della memoria i ricordi più dolorosi e un segreto inconfessato. “Sono tornato a girare in Irlanda dopo 20 anni” – afferma Sheridan. “Sono cresciuto lì, le mie ossa e il mio sangue sono irlandesi. “Volevo raccontare una sorta di vendetta al femminile in un mondo oppressivo di uomini. La versione irlandese è stata quella moralmente più estrema mai esistita nella religione cattolica, ed ero così stanco di tutti questi film sulle povere ragazze finite nella Magdalen Society che girare Il segreto è stato come reagire a tutto ciò e provare a cambiare la storia”.
La vendetta di un uomo tranquillo, di Raùl Arévalo, è un’interessante opera prima, che racconta la storia di José (Antonio de la Torre), l’uomo tranquillo del titolo, abituale frequentatore del bar di Madrid gestito da Ana (Ruth Dìaz), che da otto anni è rimasta sola con suo figlio, dopo l’arresto del fidanzato Curro (Luis Callejo), finito in galera in seguito a un furto ai danni di una gioielleria. All’uscita di prigione Curro spera di poter riprendere la propria vita con Ana dal punto in cui si è interrotta, ma dovrà fare i conti con la misteriosa personalità e le imprevedibili reazioni di José. Thriller-noir originale, sofisticato, teso e realistico senza scadere in un’eccessiva estrinsecazione della violenza, il film del trentaseienne Arévalo cattura per il perfetto meccanismo a orologeria che mette in scena, in grado di mantenere alta l’attenzione dello spettatore sino all’ultima inquadratura. Grande attenzione ai volti, ai dettagli, efficace uso del primo e primissimo piano. Bravissimi gli attori, da Luis Callejo ad Antonio de la Torre a Ruth Dìaz, premio Orizzonti come miglior attrice alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia.
Barbara Rossi