Alessandro Meluzzi: neuropsichiatra, criminologo, politico, scrittore, uomo televisivo, arcivescovo ortodosso. Tante vite in un uomo solo, tutte accomunate dalla costante ricerca della conoscenza sempre nel rispetto dell’essere umano e dell’onestà intellettuale. Coltivatore della mente propria e di quella degli altri, mirando alla spiritualità celata dietro ogni fenomeno, persona o fatto.
A fine estate, Alessandro Meluzzi ci regalerà tre nuove opere: “Dei delitti e delle pene 3.0” edito da Unilink, “Società liquida” scritto con Tonia Padellino e “Il sesso e l’Islam”.
A proposito di Islam e rapporto con l’occidente quale evoluzione possibile è pensabile?
Sono due civiltà lontane dove le divisioni sono più forti di ciò che le accomuna, più lontane rispetto agli anni ’50 e ’60 post-coloniali perché allora la civiltà islamica era meno fondamentalista. L’evoluzione fondamentalista è la risposta al mondialismo occidentale, meticciato che rappresenta una cultura debole rispetto a una forte, ben definita e identitaria come l’islam. L’assimilazione è impensabile, piuttosto si può al massimo auspicare alla convivenza.
C’è chi pensa che stiamo attraversando un nuovo umanesimo.
Più che umanesimo, è il caos, i desideri di qualcuno soddisfatti a discapito della debolezza di altri, tradendo il concetto di libertà.
Una vita in cammino, da esploratore la sua…
Il cammino verso il sé non si esaurisce mai, fino alla morte, la mia vita è stata sempre bisognosa d’amore e mendicante di verità. L’identificazione del sé sarebbe un rincantucciarsi in una categoria mentre la navigazione è nulla rispetto all’orizzonte che è il tutto.
Fede e scienza, dicotomia perenne?
No complementari, Dio è sempre e anche nella mia vita c’è sempre stato, la scienza è divenire e fra dieci anni ciò che oggi è nuovo ci farà ridere, una scienza senza sapienza è disumana.
La televisione, uno strumento che la vede spesso protagonista anche se a volte sembra annoiarla.
La televisione è l’agorà, la piazza pubblica e come tale è uno strumento di umiltà perché ci si confronta a volte anche rischiando. Uno strumento di popolarità certo ma non di esibizionismo e personalmente la trovo faticosa, sarà l’età, saranno le poltroncine dove sono costretto a sedere!
I giovani come automi, qual è la malattia?
E’ il taedium vitae, la noia e di conseguenza la depressione, non hanno stimoli al gioco, alla sfida verso se stessi e la vita; dalla culla alla tomba come assopiti nel torpore aspettando la pensione. Aspirano a trovare un lavoro vicino casa, l’asilo per il bambino vicino casa, poi la pensione e la tomba vicino casa. E’ la mancanza del desiderio della scoperta, del misurarsi, della sfida e del confronto.
Alessandro Meluzzi ad Albugnano ha fondato la cooperativa sociale AGAPE “Madre dell´Accoglienza” per il processo psico-socio-riabilitativo, inoltre nella dimora del Monastero del Rul, residenza abituale di Meluzzi stesso, è possibile soggiornare in B&B e godere di piacevoli ritiri spirituali.
Fausta Dal Monte