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Cosa può sconvolgere la vita regolare di un trentenne, circondato da amici fidati, sofferente per una storia d’amore finita male e un lavoro insoddisfacente? Una misteriosa offerta per un immobile lasciato in eredità, un trilocale certamente non di lusso ma pagato a peso d’oro per una sola serata alla settimana da un perfetto sconosciuto, per farne chissà che cosa. Da questo imprevisto si dipana la vicenda di “Su Marte non c’è il mare?”, l’ultima produzione di Stan Wood Studio, creatura del videomaker alessandrino Lucio Laugelli. La web serie, divisa in 4 puntate (“venerdì”) da 15 minuti, vede come attori protagonisti Michele Puleio, Maurizio Pellegrino e Christian Bellomo. Insieme a loro, in un ruolo assolutamente primario, spicca la città che ospita questo “thrillerino”, Alessandria, che funge non da sfondo passivo rispetto alla storia, bensì da fonte di ispirazione continua all’interno dell’opera di Laugelli. Abbiamo voluto conoscere meglio la web serie made in Alessandria parlando con il suo ideatore, Lucio Laugelli.

Il logo della serie a opera di  Tomaso Serioreti.
Il logo della serie a opera di Tomaso Serioreti.

Com’è nato questo progetto e come si è sviluppato?
Tutto è nato nell’estate del 2014 con l’aiuto di Valerio Gaglione, frontman dei NonostanteClizia, con il quale ho scritto il soggetto. Da qui è passato un lungo lasso di tempo, nel quale dapprima abbiamo rielaborato la sceneggiatura, passando per 2-3 stesure; poi, siamo andati alla ricerca di fondi per andare avanti con la produzione. Ci servivano poche migliaia di euro, soldi che sono arrivati grazie alla Fondazione CRAL. Così, abbiamo potuto avviare la produzione verso la metà dello scorso giugno. Fino a ottobre ci siamo occupati del set, piuttosto complicato da gestire (200 comparse, dalle 30 alle 40 persone attive dietro le quinte, tante location tra Alessandria e la provincia di Asti). Abbiamo girato il tutto in una decina di giorni, dal 28 ottobre al 6 novembre.
Grazie a Giacomo Lamborizio e Giacomo Franzoso, i produttori esecutivi, non sono andato completamente fuori di testa, poichè mi hanno supportato in pre-produzione (12 settimane, ndr) e nella produzione vera e propria. Franzoso mi ha aiutato anche nel montaggio per quanto concerne la parte audio (suono e colonna sonora). Quest’ultima fase, il montaggio, è iniziata alla fine di novembre, concludendosi negli ultimi giorni di marzo. In mezzo a tutto questo si sono stati pure il casting e la ricerca dei luoghi per girare, un lavoro che ha richiesto decine di collaborazioni, faticoso ma molto formativo.

Avete sempre pensato di autoprodurvi o avete cercato il supporto di altri soggetti nel settore del videomaking?
Per quanto concerne produzione e distribuzione siamo totalmente indipendenti. In fase di sceneggiatura ho parlato con produttori interessati. Il problema che si è posto con loro è stato quello dei tempi, biblici: volevo raccontare questa storia senza far passare 2-3 anni a cercare fondi più consistenti non avendo girato nulla. Per capirci, finire in una decina di sale per una settimana con la produzione meno dispendiosa possibile comporta avere almeno 100.000 euro a disposizione. In attesa di tali cifre, sarei rimasto fermo senza avere la certezza che sarei stato io il regista. Infatti, quando un’altra produzione mette le mani su una sceneggiatura, viene stravolto tutto.

Alessandria e i suoi personaggi sono stati lo stimolo a creare la serie o semplicemente lo sfondo a una storia già esistente?
L’idea iniziale era di raccontare la provincia e la mia generazione al giorno d’oggi. Siccome non ho la presunzione di fare solo questo senza essere un Fellini, ho inventato un piccolo thriller che fa da contraltare a personaggi e ambientazioni, che vede come protagonista Marco, calato nella realtà alessandrina ma alla prese con una vicenda anomala. E’ una storia che vuole tenere alta l’attenzione dello spettatore, ambientata in un contesto provinciale. Spero che l’atmosfera di Alessandria colpisca anche uno spettatore di Belluno o del Centro Italia. La provincia è la coprotagonista di questa serie: possiede una galleria di “mostri” e contenuti gigante, in forma più concentrata rispetto alla grande città, dove si è abituati all’inusuale.

Lucio Laugelli
Lucio Laugelli

La scelta del formato web serie è stata voluta o resa necessaria da ragioni di budget o tempo?
Ci avevo pensato da subito, tanto che la sceneggiatura è divisa in tanti atti diversi (i “venerdì”). Intendevo creare un prodotto multipiattaforma, che potesse diventare lungometraggio per possibili festival e serie da vedere su Internet.

Il maggiore consumo di prodotti visivi attraverso la Rete (es. via YouTube o Netflix) può aiutare produzioni indipendenti come questa a emergere?
In Italia domina ancora la televisione, anche più del cinema. Quando, in assonanza a quanto avviene in altri paesi, il medium si sentirà minacciato da servizi che passano attraverso Internet (es. l’on demand), quando guardare film o serie tv al computer diventerà la norma, progetti come il mio saranno molto agevolati. Da questo punto di vista, l’Italia è indietro, non solo per la carente diffusione della rete a banda larga. Oggi la web star nata su YouTube si trova costretto ad andare su altri media (tv, cinema, radio, editoria) per incassare sul suo successo, invece di rimanere sulla piattaforma online che l’ha portato a quel livello. Appena ci sarà questo cambio di paradigma, chi è abituato a lavorare con poco saprà adattarsi alle nuove regole del gioco ed emergere, così come avvenuto nel mondo della musica.

Com’è stato accolto “Su Marte non c’è il mare”? Quale sarà il suo futuro?
La prima puntata è stata condivisa 600-700 volte su Facebook, con buoni numeri in termini di visualizzazioni. Tanti colleghi, amici e conoscenti hanno fornito un feedback positivo, sia a me che agli attori protagonisti. Magari cambieranno completamente giudizio con il secondo episodio! (ride, ndr). C’è una porta aperta per una seconda stagione: diventerà realtà se troveremo i fondi adeguati e una nuova struttura organizzativa.

Gli episodi di “Su Marte non c’è il mare” sono disponibili ogni mercoledì sul sito de “La Stampa”. E’ possibile seguire gli sviluppi della serie anche sulla sua pagina Facebook.

Stefano Summa

@Stefano_Summa

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