Un radiofarmaco che permette di individuare le attività anomale delle cellule tumorali: si tratta della colina, una molecola che viene marcata con isotopi radioattivi (non dannosi per il paziente!) e incorporata all’interno delle cellule attraverso specifici sistemi di trasporto.
Si tratta di una possibilità di indagine diagnostica, ora possibile anche presso il Centro Pet dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, che consente di verificare la possibile recidiva di malattia in pazienti che abbiano avuto tumore alla prostata.
Si tratta di una patologia molto frequente nella popolazione maschile, con una buona sopravvivenza, soprattutto nell’era della diagnosi sempre più precoce.
La diagnostica per immagini è uno strumento insostituibile in questo ambito, perché la chiave di volta nel trattamento dei pazienti con recidiva biochimica di malattia è data dalla possibilità di localizzare e valutare la corretta estensione della patologia stessa. Alfredo Muni, responsabile della Medicina Nucleare spiega: “Nei pazienti affetti da tumore alla prostata e sottoposti a trattamento radicale, la recidiva di malattia insorge all’incirca nel 30-40% dei casi, ed il monitoraggio dei livelli sierici del PSA rappresenta il modo migliore per seguire nel tempo i pazienti ed identificare precocemente l’insorgenza della recidiva stessa. Da qualche anno, grazie alla PET è possibile studiare la patologia prostatica con il vantaggio di esplorare con una sola indagine quasi tutti i distretti corporei, con una valutazione combinata di patologia locale e a distanza.
L’utilizzo della colina permette di pianificare un più corretto trattamento del paziente, in quanto consente di ottenere una maggiore accuratezza dell’individuazione della lesione, permettendoci di riconoscere i linfonodi patologici e le metastasi a distanza anche di piccole dimensioni con una sensibilità e specificità piuttosto elevate (90% e 86%). Va sottolineato che si tratta di una tipologia di indagine che va utilizzata attraverso una corretta selezione dei pazienti, dei quali si occupa la Dr.ssa Valeria Pirro, ultimo acquisto della Medicina Nucleare dell’ASO e che ha acquisito una lunga esperienza in questo ambito presso l’IRCCS di Candiolo ”.
Con l’introduzione di questo ulteriore servizio presso la Medicina Nucleare dell’ASO, finalmente i pazienti del nostro territorio non saranno più costretti a lunghi spostamenti per sottoporsi a questa indagine, disponibile solamente in pochissimi centri di Medicina Nucleare piemontesi.