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Passione e dedizione la marcia in più di un “vecchio” signore che guida e cura l’Aurora rimanendo giovane di spirito, tra i giovani

L’incontro con il figlio del giocatore dei grigi degli anni ’20 e ’30 a cui è stato dedicato il campo sportivo di Via Monteverde

Alessandria-1932-33All’epoca ero solo un bambino, ma certi ricordi sono così forti ed emozionanti da restare ben impressi anche a distanza di tanti anni. Se dovessi scegliere, direi la partita disputata da Cattaneo in nazionale contro la Francia a Bologna nel 1931: nonostante un infortunio al ginocchio che lo costrinse a rimanere sulla fascia sinistra, mio padre riuscì comunque a segnare il gol del definitivo 5-0! La cosa che mi fa più piacere è quando incontro e parlo con tanti giovani che non hanno potuto vivere quell’epoca: quando sentono qualche racconto legato a quel periodo, rimangono quasi a bocca aperta, non immaginando tutto ciò che è accaduto tanti anni fa.
In occasione dei 102 anni festeggiati lo scorso 18 febbraio, sul sito ufficiale delll’Alessandria è stata realizzata una rubrica intitolata “Mi ricordo che”, in cui vengono rievocati i personaggi e le partite più emozionanti della storia grigia. Ovviamente, non poteva mancare anche Renato Cattaneo, che il 10 febbraio del 1935 arrivò per la terza annata consecutiva in doppia cifra, segnando addirittura 3 gol contro il Napoli. “Ciaplen” (questo era infatti il suo soprannome, datogli probabilmente da Baloncieri, perchè “era un po’ come quei cagnolini che danno l’impressione di girare sempre attorno, ma alla fine riescono sempre a divincolarsi, senza mai farsi afferrare”) è stato il Capocannoniere grigio per eccellenza, avendo siglato con l’Alessandria ben 146 gol: a tramandare la sua leggenda, ad Alessandria oggi c’è il figlio Umberto.
Fa sempre grande piacere ricordare i momenti più importanti di una società gloriosa come l’Alessandria: è un grande motivo di orgoglio sapere che, nonostante sia passato molto tempo, Renato Cattaneo sia ancora oggi il giocatore che ha segnato più gol con la maglia grigia e che ancora oggi nessuno sia ancora riuscito ad uguagliare o superare il suo record. Il Presidente Di Masi e la società sono sempre molto attenti a ricordare gli eventi e i calciatori che hanno fatto la storia dei grigi. Mi fa piacere ricordare anche mio nipote Luca Laveggio, che ha fornito loro buona parte del materiale: è davvero molto legato alle imprese fatte dal suo bisnonno!

È contento dell’operato svolto sinora dal nuovo Presidente?
Si, a me piace molto come si sta comportando: mi sembra molto portato, ha delle idee valide e sono sicuro che riporterà l’Alessandria in alto. Certo, si sta facendo un’esperienza in un ambito che non è facile: lasciamogli il tempo di lavorare e i risultati arriveranno sicuramente.

Quando si fanno paragoni tra il calcio attuale e quello del passato, viene sempre spontaneo sottolineare come quello di allora fosse un mondo davvero diverso da quello attuale.
È vero… Indubbiamente, nel calcio moderno i tanti soldi che girano possono far perdere la testa facilmente a chiunque, soprattutto ai ragazzi che si apprestano ad arrivare in prima squadra. Una volta i giocatori (che erano comunque dei fortissimi atleti), non erano dei personaggi pubblici, ma vivevano la loro professione in modo più semplice e si accontentavano di poco: oggi non c’è più l’attaccamento alla maglia, una regola fondamentale per chi pratica questo sport.

So che ancora oggi, lei segue all’Aurora tanti bambini o ragazzini che calcano i campi di periferia per i vari campionati delle squadre giovanili…
Certo, anche se d’inverno non è sempre semplice per me muovermi. Appena il tempo mi darà una tregua, nella bella stagione riprenderò la mia bicicletta e tornerò al campo. Io raccomando sempre ai miei ragazzi di non perdere mai la passione per questo stupendo sport: se ci credete fino in fondo, la vostra occasione arriverà e prima o poi avrete la possibilità di dimostrare il vostro valore. Però bisogna avere sempre tanta umiltà e forza di volontà, senza perdere mai il desiderio di imparare e ascoltare i consigli di chi ci è passato prima, come l’allenatore, il dirigente, ecc.

…nella speranza che i loro genitori non pensino di avere tanti piccoli Messi, Cristiano Ronaldo o Balotelli…
Ah, quello è fondamentale! Devono lasciare crescere in pace questi benedetti ragazzi, senza opprimerli con discorsi legati al mondo dei sogni. A volte, durante una partita, vedo certi genitori che urlano sempre con l’arbitro, oppure se la prendono con l’allenatore perché ha escluso il proprio figlio dalla formazione: sono proprio loro per primi a non dare il buon esempio! È giusto che un genitore sia sempre al corrente di come un figlio si comporta a scuola o su un campo di calcio, ma non si deve mai esagerare con le aspettative. E invece, molte volte prendono troppo sul serio il fatto che in futuro un figlio possa diventare un calciatore professionista e, magari, guadagnare tanti bei soldini. Lasciamoli tranquilli questi ragazzi: se poi hanno veramente la stoffa del calciatore, prima o poi riusciranno ad emergere…

Gianmaria Zanier

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