Corridoio interno

E’ sconfortato Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del SAPPE, nel raccontare quel che è avvenuto nelle ultime ore nel carcere torinese “Lorusso e Cotugno”, dove un detenuto senegalese ha scagliato una scrivania contro un direttore penitenziario ed un educatore, tentando di aggredirli.

Racconta Santilli: “I fatti sono avvenuti lunedì durante lo svolgimento dei consigli di disciplina nei confronti di detenuti resisi protagonisti di fatti contrari alle regole dell’Istituto. Due ristretti, un brasiliano scoperto a produrre alcolici in cella facendo macerare della frutta in un secchio, e un senegalese a cui era stato elevato il rapporto disciplinare, sono stati convocati per la valutazione dei singoli casi da parte del consiglio di disciplina, presieduto dal direttore di una delle Case Circondariali della Regione. Il brasiliano, informato della sanzione, ha proferito insulti e minacce nei confronti del direttore. Il senegalese durante il giudizio ha dato in escandescenza danneggiando gli arredi dell’ufficio, insultando l’educatore ed il direttore tentando di colpirli con una scrivania spinta con forza. Ri-accompagnato in cella, il senegalese ha danneggiato gli arredi, urlando insulti ed improperi contro i presenti”.

La storia continua cosi: “Sentito il rumore, il brasiliano ha chiesto di scendere per recarsi in palestra. Una volta giunto a piano terra, ha iniziato a dare manforte all’altro detenuto, riuscendo ad entrare nuovamente nell’ufficio comando, ove erano ancora presente il consiglio di disciplina, afferrando una sedia e scagliandola contro i presenti”. 

La domanda, da cittadino, è questa: ma perché questi delinquenti girano liberi dentro il carcere e non in manette?

La rassegnazione

“Così non si può più lavorare – denuncia Santilli –  quel che è accaduto evidenzia come dentro le carceri del nostro Paese siano saltati tutti gli schemi. Basta! Chissà se ora che il destinatario delle violenze è stato un Direttore di carcere, le istituzioni capiranno il senso di pericolosità e precarietà che  respira in carcere. Quanto dobbiamo aspettare un Comandante a Torino? Non è normale che un carcere da 1.400 detenuti sia da mesi senza un Comandante. Ci vuole una presa di coscienza e un cambio di marcia che garantisca sicurezza dentro e fuori le mura detentive”.

Ci vorrebbe, secondo me, un bel giro di vite. Ma tirato bene…

La preoccupazione

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, la situazione è grave: “C’è preoccupazione del personale della Penitenziaria. Di questo passo, a garantire sicurezza e legalità nelle carceri dovrà essere chiamato l’Esercito, per la semplice conseguenza dell’alto numero di feriti che si registrano tra il personale di polizia, che non va lasciato solo. Il tracollo del sistema è dietro l’angolo”.
Capece Chiude così:“Servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta. Serve forte la presenza dello Stato, con provvedimenti urgenti ed efficaci”.

Appunto. Un bel giro di vite. Ma fatto seriamente. E se qualcuno protesta, pazienza.

Un cella tipo del carcere ‘Lorusso-Cutugno’ di Torino

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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