Orfani di Olimpiadi dopo due settimane fantastiche di sport vero, sano, pulito (quasi sempre), fatto di dirette TV, gare appassionanti, classifiche, interviste, esultanze, delusioni e polemiche, si torna al calcio.
Qualcuno dirà: finalmente! Anche no, però. L’idea che la vita dei prossimi 10 mesi venga scandita dal ritmo della partite di calcio non è proprio esaltante. Lo è per molti italiani, lo è stato per me durante 4 decenni di vita professionale, però adesso, con l’adrenalina olimpica addosso e gli inni nazionali nelle orecchie, diventa difficile riabituarcisi. Senza calcio cittadino, poi…
La storia
Strana, quella dei grigi. Retrocessi in serie D dopo un decennio forse ‘fuori dimensione’ per quella che è la realtà cittadina, si prova a ripartire. Ma l’Alessandria Calcio 1912 esiste ancora? SI. Non si è iscritta al campionato, ha perso il numero di matricola, ma giuridicamente la società c’è: nessuno ne ha chiesto il fallimento. E una volta risolta la vicenda giudiziaria che blocca i conti correnti, ci sono soldi che potrebbero arrivare: dall’ultima rata del minutaggio della serie C, pur depurata dalle multe, alla fidejussione da 350.000 € che le regole della Lega Pro liberano il 1° ottobre. Che poi questi soldi vadano a compensare parzialmente l’esborso di Molinaro o vengano aggrediti dalla varie cause di dipendenti e creditori, ancora non si sa.
La nuova realtà
È una squadra di quartiere, l’Asca. C’erano 2 società con quel nome ed è stata una fortuna: la ‘costola’ Junior Asca è rimasta tale e giocherà la Seconda Categoria. L’originale, con un rapido giro burocratico, è diventata ‘Forza e Coraggio Alessandria’, riesumando il vecchio nome della società di inizio XX secolo da cui nacquero i grigi. Ha cambiato colori sociali (da gialloblù a grigio), ha inventato un logo (grazie ai tifosi) pescando negli archivi ed è pronta per il campionato di Promozione. Va detto che, come Asca, ha appena vinto la Prima Categoria spendendo 44.000 euro, mentre per vincere la Promozione ci vogliono, secondo gli esperti del settore, da 80.000 (se si è bravi e fortunati) a 200.000 euro. Non grandi cifre, ma poi bisogna fare gol e vincere. Giudice unico il campo.
La visione del futuro
Sembra proprio che ci sia, con una lungimirante regìa dietro le quinte. Dopo quanto descritto, considerate queste cose: la nuova società, che qualcuno già definisce ‘i nuovi grigi’, avrà in concessione lo stadio ‘Moccagatta’ fino a giugno 2025 al costo di 100 euro. Un bel regalo dal Comune, ma il Mocca non è il Cattaneo e per gestirlo ci vogliono, oltre che i soldi, anche le competenze adatte.
I trofei dell’Alessandria Calcio, dati in ‘comodato d’uso’ a Museo Grigio salvandoli da un possibile pignoramento, sono in custodia e possono essere restituiti solo al comodante (la società) che ancora esiste.
Il marchio Alessandria Calcio, che 20 anni fa fu registrato da tale Grassano che poi lo vendette al presidente Bianchi, era ‘ballerino’. Registrato da Luca Di Masi a novembre 2013 e scaduto a novembre 2023, non fu tutelato dalla dirigenza di allora. Ma pare che sia stato registrato privatamente da un avvocato alessandrino che, al momento opportuno, lo darà alla rinata società Alessandria (gratis o no, non si sa) che nel frattempo, forse, entrerà nelle vesti della ‘Forza e Coraggio’, sperando che quest’ultima sia salita di categoria.
Il finale
Potrebbe andare così come ho raccontato. Ci vorranno forse un paio di anni, ma dovrebbe andare così. A quel punto la Forza e Coraggio diventa Alessandria Calcio, ritorna in possesso dei trofei e la storia dei grigi continua. Ma ci vorranno sempre tre cose: qualcuno che mette i soldi, la squadra che fa gol e vince, la passione dei tifosi. L’ultima cosa è una certezza, le altre due vedremo. Questo è il copione. Secondo voi il regista chi è?