Il carcere alessandrino di San Michele

Pomeriggio intenso, qualche giorno fa, per il personale di Polizia Penitenziaria del carcere di Alessandria-San Michele, impegnato in un’operazione finalizzata al contrasto di introduzione di merce e oggetti vietati tra le sbarre.

Il fatto

Lo spiega Demis Napolitano, vice segretario regionale del SAPPE: “Durante una perquisizione straordinaria con l’ausilio dell’unità cinofila di Asti, sono stati trovati, nascosti negli slip di un detenuto italiano, 4 gr di cocaina, 30 di subutex ed un coltello rudimentale”.
Per il segretario regionale dello stesso sindacato, Vicente Santilli, le criticità derivano dall’alta concentrazione di detenuti psichiatrici e tossici:Sappiamo che quasi il 30% dei detenuti in Italia, ha problemi di droga. Per chiarezza va ricordato che le persone tossiche o alcoliste dentro le carceri sono presenti per aver commesso vari tipi di reati e non per la loro condizione di dipendenza. Queste presenze portano notevoli problemi, per diversi motivi, e non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure fuori dal carcere. Esistono da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento”. 

Vedremo se il recente decreto del governo sulle carceri aiuterà la situazione. 

Le considerazioni

Il Segretario Generale SAPPE, Donato Capece, evidenzia i problemi: “Le ipotesi investigative confermano il traffico illecito a mezzo droni, fenomeno favorito dalla libertà di movimento dei detenuti all’interno del carcere, diretta conseguenza del regime custodiale aperto. Il problema dell’introduzione di telefoni in carcere è da tempo noto e conosciamo bene la sua portata. Ci preoccupa non solo il loro utilizzo per scopi illeciti all’esterno, ma anche il vero e proprio commercio presente dentro le mura, dove uno smartphone ceduto fra detenuti moltiplica il proprio valore, diventando fonte di ingenti guadagni illeciti”. 

I possibili rimedi

Rammentando che introdurre un cellulare in carcere è un reato (dal 2020) punibile con una pena che va da 1 a 4 anni, Capece conclude: “Il continuo aumento dei sequestri dimostra che non è un deterrente sufficiente. A nostro avviso servono interventi concreti finalizzati ad attualizzare il concetto della pena e della sua esecuzione, adattandolo alle tecnologie di oggi e alla realtà penitenziaria. Bisogna investire sulle dotazioni individuali e di reparto, affinché la Polizia Penitenziaria sia messa nelle migliori condizioni per poter assicurare allo Stato il compito affidatogli”.

Ma non solo. Capece informa che è in corso di organizzazione territorialeun nucleo di poliziotti penitenziari specializzati nell’utilizzo e nella gestione dei droni, sia in ottica preventiva che dissuasiva dei fenomeni di violazione degli spazi. I droni si prestano bene alla ricognizione delle aree vicine ad un carcere e possono fornire valido aiuto: pensiamo, ad esempio, ai casi di evasione. Ma i droni vanno accompagnati da strumenti di ultima generazione, ad esempio software in grado di utilizzare i frame dei video mandati alle centrali operative e, soprattutto, una formazione specializzata per il personale”.   

Di Raimondo Bovone

Ricercatore instancabile della bellezza nel Calcio, caparbio "incantato" dalla Cultura quale bisettrice unica di stile di vita. Si definisce "un Uomo qualunque" alla ricerca dell'Essenzialità dell'Essere.

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