I castagneti oggi sono al centro di una rinascita.
Per la ‘terra di mezzo’, la montagna tra 600 e 1.000 metri di altitudine, il castagno è da sempre “l’albero del pane”. Speranza e tradizione. Non solo i castagneti in pianura, impianti ad alto tasso di innovazione piuttosto semplici, analoghi ad altre produzioni.
In montagna è tutto diverso. E il castagno è moda ed è futuro, percorsi di sviluppo innovatori e rigenerazione territoriale, nuove imprese e protezione dei versanti.
Settimana scorsa 250 persone si sono ritrovate a Monastero Di Vasco, tra i castagneti di Frazione Gallizzi, per scoprire nuove soluzioni per la gestione di ricci, potature, foglie. Presenti il Sindaco di Chiusa di Pesio, Claudio Baudino, i Presidenti regionale di Uncem Roberto Colombero, e nazionale, Marco Bussone, il Consigliere nazionale Uncem Sebastiano Massa. E poi imprese, docenti universitari, appassionati. Molti giovani. Una folla tra i boschi, inattesa per gli organizzatori dell’Università di Torino, Dipartimento di Agraria, insieme con Uncem.
Sono state presentate soluzioni tecnologiche e operative per evitare gli “abbruciamenti” di quanto rimane sotto le piante dopo la raccolta delle castagne e la potatura. Il fuoco dei residui è vietato per legge, stante l’alto livello di emissioni di inquinanti. Trovare nuove soluzioni per lavorare meglio e produrre più qualità sui versanti montani, carichi di castagneti (200.000 ettari in Piemonte) è uno degli obiettivi del progetto Reaction, finanziato dal PSR della Regione Piemonte.
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UNCEM – Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
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