“Hikikomori”, ovvero ‘isolamento sociale’. Tutto parte da questa parola giapponese, visto che proprio là, nel paese del Sol Levante, è nato tale fenomeno. Il termine hikikomori significa letteralmente “stare in disparte” ed è usato per indicare coloro che si ritirano dalla vita sociale (mesi o anni), chiudendosi in casa, senza contatti col mondo esterno, a volte nemmeno con i famigliari. Schiavi della tecnologia.
Il problema
Ora se ne interessa anche la politica, cui è stata chiesta un’audizione in Commissione Sanità della Regione Piemonte. Elena Carolei, presidente dell’associazione ‘Hikikomori Italia Genitori’ (4.000 famiglie, 400 in Piemonte) ha spiegato il problema: “Siamo strutturati in gruppi locali di mutuo aiuto e lavoriamo con uno psicologo. Cerchiamo di trovare soluzioni per l’uscita dei nostri ragazzi dall’isolamento. Ma non è facile: alcune istituzioni negano il problema e se non mandiamo i figli a scuola, siamo segnalati al Tribunale dei minori. Ma a volte è impossibile agire”.
Le richieste
Così Antonella Valerio, componente dell’associazione ‘Hikikomori Italia Genitori’: “Alle istituzioni chiediamo un dialogo costante con le famiglie e, soprattutto, la flessibilità nella gestione delle assenze da scuola o dal lavoro, con servizi di supporto sanitari e di welfare che tengano conto della peculiarità di questi ragazzi”. Chiaro, chiarissimo grido d’aiuto per un problema che segna psicologicamente. Si è fatto riferimento ad un Protocollo d’intesa, sottoscritto con l’Ufficio scolastico regionale e la Regione Piemonte nel 2018, che favoriva il confronto delle famiglie con scuola e istituzioni. Un documento, hanno spiegato i genitori, che poneva il Piemonte all’avanguardia sul tema, ma poi, per rinnovarlo, l’Ufficio scolastico regionale chiese modifiche peggiorative per i ragazzi e i contatti sono stati interrotti. La burocrazia, pare.
La prospettiva
In questi ultimi tempi risulta che l’Usr stia proponendo un nuovo protocollo, ma solo alla Regione, mentre i genitori dei ragazzi ‘hikikomori’ vorrebbero essere coinvolti. E allora la Commissione Sanità del Piemonte audirà presto anche l’Ufficio scolastico regionale, confrontandosi con esso.