È arrivata la primavera, dopo un inverno che è stato il più caldo di sempre con una temperatura di 1.21° superiore alla media storica. L’anomalia, tutta provinciale, è l’aumento di 1.38° a causa della grave siccità. Sono solo decimi e centesimi di grado, ma sulla media storica sono tanta roba.
L’analisi di Coldiretti
È stata fatta in occasione dell’equinozio di primavera 2023, scattato ad inizio settimana, sulla base dei dati Isac Cnr che rileva le temperature in Italia dal 1800.
“La mancanza di precipitazioni sta condizionando le scelte delle aziende agricole che si spostano da mais e riso verso soia e frumento. Sono circa 300.000 le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità del Centro Nord. con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana” ha commentato il presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco. Ma non è finita: “Il caldo anomalo ha provocato il risveglio anticipato della natura: margherite e primule sbocciate nei campi, mandorli, albicocchi e peschi in fioritura, dunque particolarmente sensibili ad eventuali sbalzi termici”.
Acqua scarsa in fiumi e laghi
In Piemonte l’Autorità di bacino del Po segnala piogge diminuite dell’85%, il riempimento del Lago Maggiore al 40% con l’ente regolatore che conferma la scarsità di risorsa nei bacini di valle come mai negli ultimi 16 anni.
“Auspichiamo nell’arrivo delle piogge, importanti per preparare le semine primaverili in una situazione in cui si registra un forte deficit idrico nel nord Italia – ha aggiunto il direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco – e con il grande fiume Po a secco è in dubbio la produzione di 1/3 del Made in Italy. A livello provinciale serve gestire le riserve d’acqua in modo oculato, dando priorità all’acqua potabile, poi a quella per l’agricoltura e, dopo, quella per la produzione di energia idroelettrica”.
L’acqua del mare risale
A livello italiano, a preoccupare è anche l’innalzamento del livello del mare con l’acqua salata che sta già penetrando nell’entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all’abbandono l’attività agricola. La risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che è più che preoccupante per l’economia agricola proprio nella valle del Po.