Oggi è la Giornata Mondiale del Diabete e noi la celebriamo con quanto ha scritto Flavio dopo l’esperienza vissuta al campo di Finale Ligure della scorsa settimana, organizzato dall’Associazione Jada e da AGD Piemonte e Valle d’Aosta:
“Sono giorni ormai che guardo lo stesso film, una stessa pellicola bruciata di ricordi, sconnessa e disordinata. Una vocina stridula e insistente ripete “La felicità è assenza di dolore?” Giuro, credevo di sapere la risposta una settimana fa. Sono bastati 3 giorni per capovolgere il mio pensiero? Davvero solo 72 ore?
Non mi invento le cose e non mi interessa sentirmi dire “bravo” onestamente. Vorrei solo che le persone capissero che chiunque ha bisogno di aiuto.
Io, gran permaloso, non ero convintissimo di questo progetto. Tre giorni tra sconosciuti? Va be’ almeno salto scuola…
Com’è andata a finire? La fine volevo fosse solo l’inizio di qualcosa di nuovo.
Diabete, questo brutto nemico, perché proprio a me, tra tutti i 7 miliardi di persone? Se potessi tornare indietro, cambierei tutto: cercherei le persone giuste fin da subito, rifarei tutte le esperienze, tutti i campi come se fossero gli ultimi.
Una malattia, una malattia è servita perché ci rendessimo conto di come fosse bello il suono di una risata sincera?
E’ possibile che io, malato cronico, non lo odi affatto? Sì a volte un po’ lo vorrei strozzare, però senza come sarebbe finita la mia vita finora?
Sei sicuro di poterne fare a meno? Sì? L’hai mai fatto un campo? Ti sei mai confrontato con un coetaneo diabetico che ti capisse davvero? Sai una cosa? Io ho fatto fatica a oltrepassare il cancello il terzo giorno, avevo un peso sul cuore che mi mancava il fiato. Chi mi ha ridotto in questa situazione? Lui. Lo odio? Non più.
Rifarei tutto? Mille diecimila e mille miliardi di volte se servisse anche solo a rivivere uno di quei tre giorni. Esagero? Prova un’esperienza così e poi fammi sapere.
Ti chiedo ancora una cosa: hai mai avuto il sorriso di qualcuno nella tua playlist? Io finalmente sì. Non è uno, non sono due, sono molteplici sorrisi di ex sconosciuti che vivono il mio stesso stile di vita.
Non solo 3 giorni, non solo 72 ore, non solo un sacco di minuti… tutto ciò è anche tanta voglia di litigare con chi dice che i campi sono inutili e con chiunque, avviso per tutti i partecipanti, si dimenticherà i sorrisi e le risate. Siete avvisati.
Non dico che vada sposato o di innamorarsi di lui follemente, io ti dico “e falla una esperienza con lui, con altri come te e i medici, dai che ti costa no?”
Ascolta prima lui e magari poi lui ascolterà te.
Odiare il diabete è una fase comune in molti, perché molti si dimenticano di genitori, veri amici e medici che erano pronti a sostenerci. Ora dimmi un attimo se ho ragione su una cosa: Il trucco è ciò che rovina una magia, giusto?
Dopo iniezioni, incazzature, campi a cui mi hanno obbligato ad andare e a cui sono voluto andare, dopo aver fatto l’offeso dopo sorrisi, dopo le risate, dopo 3 giorni di campo tutor è giusto credere in questo:
Il diabete non è il trucco, ma la magia?
Noi siamo magia? Noi abbiamo regole e non le rispettiamo, Lui ha regole e poche volte le rispettiamo. Siamo poi così diversi?
Sai cosa insegna un campo? Noi abbiamo il potere di resistere e superare tutto, se in compagnia.
Che ne dici di una collaborazione? Io, te e il diabete?
Le riflessioni fatte mi hanno portato a una conclusione con cui puoi e non puoi essere d’accordo.
Sorridi al sole, fai gli occhi dolci alla luna, perché un altro giorno ci vedrà presto insieme. Ridi e festeggia, balla e canta, mangia e bevi. Presto o tardi la marea si ritirerà e un’altra spiaggia di ricordi si formerà su quella già vissuta, nuove stelle risplenderanno, solo noi rimarremo noi, e sai perché?
Noi siamo tu ed io, più lui, più lei, più loro e voi.
Noi siamo i nostri sorrisi che nessuno spegnerà mai, finché saremo insieme, tra alti e bassi, tra bene e male, tra mare e montagna, tra di noi, in mezzo a loro, davanti a voi, ma a destra di lui e a sinistra di lei, tra me e te.
Non dimenticare mai che noi saremo magia finché saremo te, Lui e me.
Per ricordare quanto sia stata significativa un’esperienza spesso definita come le altre”.