La guerra è arrivata al suo cinquantasettesimo giorno. Mariupol, ha annunciato lo stesso Putin, «è stata liberata» dalle forze dell’esercito russo. Mentre Joe Biden ha dichiarato che non ci «sono prove che la città sia caduta in mano russa», Zelensky si è detto seriamente preoccupato per i civili rimasti intrappolati in città. «A Mariupol ci sono 120mila civili intrappolati perché le autorità russe impediscono loro di lasciare la città» ha affermato il presidente ucraino.

L’ultima resistenza di Mariupol, il rischio del massacro.

Nel frattempo, però nell’acciaieria Azovstal si è asserragliata la resistenza ucraina, bloccata da settimane in 11 chilometri quadrati. L’impianto industriale, ora sigillato dall’assedio russo, rimane l’ultimo avamposto delle forze ucraine guidate dai 2500 membri del battaglione Azov e dai volontari stranieri. A preoccupare è anche la presenza di numerosi civili bloccati all’interno della città e nella struttura stessa, che rischiano di essere travolti dall’ondata russa, o di essere utilizzati come scudi umani da parte della difesa. Un massacro di civili che nemmeno lo Zar può permettersi questa volta. «Bloccate l’acciaieria Azovstal in modo che non possa passare una mosca» ha comandato Vladimir Putin al suo ministro della Difesa Sergej Shoigu. «In questo caso, dobbiamo pensarci – ha tuttavia precisato il presidente Putin fermando l’assalto all’acciaieria – Voglio dire, dobbiamo sempre pensarci, ma soprattutto in questo caso, dobbiamo pensare a preservare la vita e la salute dei nostri soldati e ufficiali. Non c’è bisogno di addentrarci in quelle catacombe e strisciare sottoterra, sotto quelle strutture industriali». Un bombardamento a tappeto sull’impianto renderebbe l’acciaieria inutilizzabile per i russi, ritrovatisi ora a controllare una città con più macerie che edifici. Ad ogni modo, Shoigu ha fatto sapere che negli slot di tempo offerti dal Cremlino per l’evacuazione dei civili nessuno ha abbandonato l’impianto. Per il ministro della Difesa ci vorranno circa altri 3-4 giorni per poter sfiancare la resistenza ucraina, a corto di cibo e acqua, e poter definire dunque “l’operazione Mariupol” definitivamente conclusa.

Il conflitto fuori da Kiev, fra armi e sanzioni

Proseguono intanto le sanzioni rivolte contro la Russia. Washington ha colpito la banca commerciale Transkapitalbank e 40 personalità russe, mentre Mosca ha risposto sanzionando 29 funzionari e imprenditori americani, fra cui Mark Zuckerberg e la vicepresidente Kamala Harris. Altre sanzioni sono state rivolte contro 61 cittadini canadesi, ad annunciarlo lo stesso ministero degli Esteri moscovita. La discussione dell’indipendenza energetica dell’Ue, volta a colpire i vitali export russi di gas e petrolio, sarà invece discussa in un vertice europeo disposto ai fini di maggio. Rafforzata la posizione di Putin dopo il successo del test balistico del nuovo sistema missilistico Sarmat, in grado, fa sapere il ministero della Difesa russo, di «penetrare ogni sistema di difesa missilistica esistente o futura».  Quest’arma «darà garanzie di sicurezza» al Paese, secondo le parole di Vladimir Putin, e «farà riflettere coloro che stanno minacciando la Russia». Con capacità atomica, il nuovo missile intercontinentale ha a disposizione una gittata massima di 18 mila km, in grado di rilasciare una resa esplosiva di dodici grandi testate termonucleari, pari a 750 chilotoni (Hiroshima era di circa 15 chilotoni).

Proposta di pace, gioco di guerra

Una bozza di documenti sui colloqui è stata consegnata da Mosca a Kiev, fa sapere il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov. «A partire da questo momento, la nostra bozza di documento, che contiene parole cristalline, è stata presentata alla squadra ucraina. La palla è nel loro campo e stiamo aspettando la loro risposta», ha commentato Peskov durante una conferenza stampa. Biden, dal canto suo, invece insiste per il proseguimento di una linea dura con Mosca, invitando i leader europei a fare altrettanto, e rendendo sempre più difficile la già ardua strada per le trattative. Da entrambe le sponde dell’Atlantico il presidente americano sta preparando nuove pesanti sanzioni finalizzate a fiaccare la capacità economica del gigante euroasiatico, proprio nel momento in cui è in atto la cosiddetta “fase due” dell’offensiva russa volta ad assumere il controllo del Donbass. «Dobbiamo essere pronti a tutto per non far vincere Putin» affermano quasi all’unisono gli ammaestrati leader europei. La pace, tuttavia, rimane al massimo una desiderabile conseguenza, di certo non un imprescindibile priorità.

Daniele De Camillis

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"

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