Il (caro) costo del futuro
In questi giorni una notizia sta facendo molto rumore tra noi giovani: le modalità per l’accesso alla facoltà di medicina, a quanto pare, stanno per cambiare. A partire dal 2023 ci sarà infatti un nuovo meccanismo di selezione che, stando alle parole della ministra del Miur Maria Cristina Messa: “sosterrà maggiormente i sogni dei giovani con un percorso di preparazione che sarà più equo per tutti”.
Senza andare troppo nello specifico: per diventare potenziali medici non sarà più necessario “essere esperti di culture indigene messicane” (come accaduto invece in test precedenti). Le domande di cultura generale non ci saranno più, sostituite da quiz di ragionamento logico e ragionamento numerico, ai quali seguirà una seconda parte disciplinare con domande di fisica, chimica, biologia e matematica. E dal 2023 resterà il numero programmato ma non si tratterà più di un quiz, bensì un vero e proprio percorso, che può cominciare già al quarto anno delle scuole superiori, con corsi online gratuiti preparati dalle Università e prove di autovalutazione. Sarà inoltre possibile ripetere il test più volte per poter poi usare il punteggio migliore.
Mettendo da parte analisi e commenti sulla natura del cambiamento della prova di ingresso a questa facoltà vorrei più che altro concentrarmi sulle motivazioni che possono aver portato ad una simile scelta e, chiaramente, le conseguenze che probabilmente ne deriveranno.
La facoltà di medicina è una delle numerose a numero chiuso presenti nel nostro paese ma è indubbiamente quella che ha il maggior numero di richieste. Ancora, è indubbiamente la facoltà con il test di accesso più complesso. Direi forse anche giusto e comprensibile visto il tipo di strada che si è intenzionati ad intraprendere e la professione che si intende svolgere. È infatti un percorso faticoso, sacrificato e che comporta grande forza (e sforzi) e responsabilità ma che sa ripagare con soddisfazioni e gratificazione nel corso degli anni.
La “fatica” di questo percorso si avverte (o si avvertiva) sin dall’inizio, ancor prima di cominciare (…e molto di più che per le altre università!)
Il “mostro” del quiz di ingresso inizia ad essere opprimente già verso gli ultimi anni di liceo: tra chi ha le idee chiarissime, chi è indeciso e chi non sa neanche dove mettere le mani iniziamo ad essere bombardati di notizie su test, corsi di preparazione per i test, tempi di preparazione, possibilità di passare i quiz ai primi tentativi… tutto ciò in un momento in cui, alla fine, ci troviamo ancora nella “comfort zone” della scuola, paradossalmente (perché in quel momento non ce ne rendiamo conto) protetti da un futuro incerto e ancora totalmente da scrivere. E cosa fare quando, a 16/17 anni ti iniziano a dire che passare il test di medicina è difficile, se non impossibile, e che per avere possibilità di farcela devi soltanto affidarti ad uno dei numerosi corsi di preparazione organizzati privatamente e a partire da anni e anni prima? Questo, si intende, “se vuoi avere qualche possibilità”. Ci si trova, magari ancora in un momento di normale indecisione, nella condizione di essere costretti a far spendere migliaia e migliaia di euro (perché di tanto si tratta) per “non precludersi alcuna possibilità”. Questo è quello che sento dire più spesso e che in passato mi sono detta anch’io: non so ancora cosa voglio fare e cosa farò ma non voglio precludermi niente. E per non precludermi niente DEVO necessariamente fare questo investimento, spendere questi soldi per prepararmi per un quiz che magari poi neanche farò…o che non passerò. E chi magari ha una grande vocazione ma non ha adeguati mezzi economici per permettersi di pagare un corso? Deve fare da sé. Partendo svantaggiato (o comunque con qualche sicurezza e/o supporto in meno) e talvolta rinunciando ancor prima di provarci.
Questo chiaramente vale per ogni facoltà: conosco persone che si sono preparate per più test e hanno pagato per corsi di preparazione diversi. Così come conosco persone che, non potendo permettersi la possibilità di frequentare corsi di preparazione, hanno deciso poi di “buttarsi” su facoltà a numero aperto, preferendo la certezza e la sicurezza ad una scelta che magari avrebbe rappresentato il coronamento del sogno di una vita. La pressione che subiamo è tanta, lo stress anche. La paura, così come la possibilità di non farcela, esistono.
Il fatto che siano stati stanziati dei finanziamenti a supporto degli studenti e delle università per agevolare la preparazione per i test è poi chiaramente uno dei segnali più importanti che consentirà effettivamente ed in via definitiva di mettere al primo posto la possibilità di realizzare i propri sogni, la meritocrazia e la voglia di fare e farsi valere senza chiudere porte in faccia prima del tempo solo per una minore disponibilità economica e anche rendendo più “leggera” la fase della scelta, che già per sua natura non lo è, senza essere ulteriormente ed eccessivamente caricati dal peso di soldi investiti, eventualmente, per una decisione non ancora definita e definitiva.
Ludovica Italiano