«La Cina ha deciso di donare i vaccini Covid-19 alla Palestina» con queste parole il rappresentante della Repubblica popolare cinese alle Nazioni unite, Geng Shuang, annuncia l’impegno di Pechino ad un invio imminente di vaccini in aiuto alla popolazione palestinese.
Armi della diplomazia
La produzione cinese dei propri vaccini attraverso le società Sinopharm e Sinovac fornisce un’arma fondamentale per la diplomazia “da Covid-19”, presentandosi come alternativa sempre più valida rispetto agli aiuti occidentali, Moderna (Usa), Pfizern (Usa-Germania) e AstraZeneca (UK-Svezia). «Questi vaccini saranno consegnati in Palestina molto presto. Continueremo a fare del nostro meglio per aiutare la Palestina a combattere la pandemia» ha detto Geng, sottolineando l’impegno cinese verso i centri sanitari dei rifugiati palestinesi.
L’India segue la Cina
Insieme alla Cina anche l’India pianifica di inviare COVAXIN, il proprio vaccino home made, in Cisgiordania e Gaza. «L’india – afferma il vice rappresentante indiano Nagaraj Naidu – faciliterà una fornitura tempestiva di vaccini alla Palestina, l’equità nell’accesso ai vaccini in tutto il mondo è importante per mitigare l’impatto della pandemia». Mentre Israele ha già vaccinato la metà della popolazione, l’Autorità Nazionale Palestinese ha appena iniziato il suo programma di vaccinazione con dosi limitate. Lo stato ebraico è stato pesantemente criticato per non aver acquistato in modo simile vaccini per i palestinesi, ma da poco ha iniziato una campagna di aiuti, limitati, per i suoi vicini più poveri.
Il lancio dei vaccini Covid-19 in Medio Oriente è guidato da considerazioni diplomatiche, con Cina, Russia e Stati Uniti che competono tra di loro per aumentare la propria influenza. E visto che gli Stati Uniti faticano a mantenere il ruolo di leadership nella regione, il vuoto di potere lasciato dalla lotta al virus viene presto riempito da Pechino al quale seguono Nuova Delhi e Mosca, pronti ad utilizzare l’opportunità creatasi. Anche l’Unione europea, la settimana scorsa, si è impegnata a fornire 20 milioni di euro per l’acquisto di vaccini per i palestinesi.
L’asse Pechino – Nuova Delhi – Mosca
La “diplomazia del vaccino” sembra essere dunque un nuovo campo diplomatico sul quale le grandi potenze giocano la propria partita di influenza. La politica estera cinese mira ad un duplice obiettivo; da un lato, la mossa pubblicitaria volta a riabilitare l’immagine globale della Cina accusata dell’origine del virus, e dall’altro, l’aumento del suo potere globale fornendo vaccini in Asia e in tutto il mondo, creando rapporti privilegiati con aree-chiave come il Medio Oriente. Da notare infatti come il Medio Oriente svolga un ruolo cruciale nella “Belt and Road Initiative”, progetto fondamentale nella politica di Xi Jinping. Una volta realizzata, la “Nuova via della Seta” collegherebbe l’Asia con Africa ed Europa mediante reti terrestri e marittime attraverso progetti commerciali e infrastrutturali, estendendo l’influenza del colosso orientale in tutta l’Eurasia e buona parte dell’Africa. Il contrappeso delle iniziative occidentali è troppo debole per contrastare lo “spostamento verso est” della regione. Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente Tor Wennesland ha dichiarato: «L’ONU accoglie con favore l’annuncio della strategia di vaccinazione palestinese e l’assegnazione iniziale al Ministero della Salute palestinese di almeno 37.440 dosi di vaccini da parte della struttura COVAX-AMC. Inoltre, a febbraio, 30.000 dosi di vaccini sono state consegnate ai palestinesi, anche a Gaza, dalla Russia e dagli Emirati Arabi Uniti. Questo si aggiunge al precedente trasferimento da parte di Israele di 5.200 vaccini all’Autorità Palestinese, alla vaccinazione di 5.000 operatori sanitari e educativi palestinesi che lavorano in Israele e agli sforzi per vaccinare la popolazione a Gerusalemme est, che è stata completata al 50%”» ha aggiunto Wennesland. «È di fondamentale importanza -prosegue – che questa cooperazione continui e venga rafforzata per garantire che i palestinesi in Cisgiordania e Gaza ricevano una quota equa e tempestiva nella distribuzione dei vaccini.»
Daniele De Camillis