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Facebook nasce il 4 febbraioo 2004 ad Harvard negli Stati Uniti, il nome “Facebook” prende spunto da un elenco con nome e fotografia degli studenti, che alcune università statunitensi distribuiscono all’inizio dell’anno accademico per aiutare gli iscritti a socializzare tra loro. Il successo lo conoscono tutti e nel 2019 ha fatturato 70,7 miliardi di dollari. Nato per trovare i vecchi compagni di classe e gli amici è diventato il business dell’era digitale. Dal punto di vista degli utenti, però, è business o divertimento? Ne abbiamo parlato con un social media manager, Matteo Falco, giovane e quindi social.

Facebook è divertimento o business?

Entrambe le cose: se non si hanno obiettivi di visibilità aziendali è senza dubbio una piattaforma di divertimento, infatti l’elemento frivolo deve essere costante nella comunicazione; nell’ottica del business, invece, bisogna avere la consapevolezza che essendo senza filtri si può esporre tanto il bene quanto il male della propria attività.

Cioé?

Se si sbagliano i contenuti, il target, i tempi, il ritorno può non esserci o addirittura essere sbagliato rispetto alle aspettative.

Il fai da te su Facebook premia?

Partiamo dalle generazioni, se parliamo di un giovane imprenditore nella fascia 25- 30 anni è molto probabile che abbia acquisito una consapevolezza social che non lo fa sbagliare, è nato digitale, social quindi è in parte “esperto”; più problematico e critico è l’utilizzo da parte delle persone dai 40 anni in su che sanno come muoversi ma non sanno gestire lo strumento da un punto di vista di business.

Quali sono gli errori da non fare?

Gli errori più comuni sono quelli di non essere costanti e continuativi, non si può mettere un post ogni due anni, la sensazione sarà di qualcosa che non c’è più; i contenuti non devono essere personali ma aziendali per credibilità e acquisizione di fiducia. Non bisogna rincorrere i “like” la conversione dei contatti in clienti passa attraverso innanzitutto i contenuti, intesi come testo e immagini, il target, la geolocalizzazione e ciò si raggiunge con le campagne sponsorizzate, ben diverse dal semplice “mettere in evidenza”; non è sufficiente esserci.

Qual è lo stile giusto?

Lo stile deve unire frivolezza a comunicazione commerciale, l’eccesso dell’uno o dell’altro non genera risultati positivi. Infatti, il ruolo del social media manager è proprio quello di bilanciare questi due aspetti e mescolarli con conoscenza del social. L’improvvisazione significa perdere tempo e anche le campagne sponsorizzate ma fai da te rappresentano una scorciatoia che non porta ai risultati. Bisogna tener presente che il contenuto ha un peso del 50% sulla riuscita.

Qual è allora l’investimento ideale affidandosi ai professionisti dei social?

L’investimento dipende dal settore e dal target che si vuole raggiungere, io consiglio di inserire nel budget annuale per la comunicazione di un’attività una fetta destinata alla comunicazione social.

E i risultati?

Una campagna sponsorizzata costante e continuativa può ottenere in termini di fatturato anche cento volte il capitale investito.

Quindi chi guadagna con Facebook?

Mark Zuckerberg certamente! E’ possibile, però, trarre vantaggi e guadagnare anche con la propria attività.

Fausta Dal Monte

 

 

Di Fausta Dal Monte

Giornalista professionista dal 1994, amante dei viaggi. "La mia casa è il mondo"