“Cura, Comunità e Ambiente” è il titolo dell’ultima giornata della festa di Sant’Antonio, il patrono dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, tema attuale che si inserisce pienamente nella progettualità legata al percorso per il riconoscimento a IRCCS che l’Azienda Ospedaliera e l’ASL AL stanno concretizzando.
Giornata che ha visto la presenza di Luca de Fiore, Direttore del “Il Pensiero Scientifico Editore”, autore di testi relativi a una efficace comunicazione medico-scientifica e Daniele Mandrioli, Direttore dell’Area Ricerca e Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” – Istituto Ramazzini di Bologna.
È stata l’occasione per presentare le progettualità che l’Azienda Ospedaliera di Alessandria sviluppa attraverso il “Centro Studi per le Patologie Ambientali”, una articolazione dell’Infrastruttura Ricerca, Formazione, Innovazione, nonché il percorso di coinvolgimento del paziente nell’attività di ricerca, che ha ricordato Marinella Bertolotti, responsabile del Laboratorio di Epidemiologia ci aiuterà a rendere il paziente parte attiva della ricerca il cui fine ultimo è migliorare la qualità di vita e la salute della comunità.
E proprio sul coinvolgimento del paziente, Luca De Fiore ha sottolineato: “Coinvolgere e condividere sono due concetti fondamentali: è necessario avviare con i pazienti un percorso di fiducia, che troppe volte manca e i ricercatori devono saper tenere la ‘porta aperta’ mentre lavorano. In questo senso è necessario che non ci sia una distinzione tra medicina accademica tra chi progetta la ricerca e i cittadini coinvolti. Inoltre, i pazienti sono importanti nella disseminazione dei risultati una volta ottenuti. In quest’ottica, nella messa a sistema di una ‘ricerca utile’, possono essere utilizzate le decisioni della ricerca per farle diventare delle decisioni politiche”.
Daniele Mandrioli ha invece ricordato come l’approccio multidisciplinare sia l’unico modo per ottimizzare le risorse degli scienziati: “Il Covid ci ha insegnato l’importanza della collaborazione tra di noi e a fare squadra a livello globale, una opportunità straordinaria. In generale, stiamo cercando di cambiare la nostra visione per intervenire prima che gli effetti dannosi siano scatenati sull’uomo, e quindi con effetti sulla salute, sulle tragedie personali e sui costi del sistema sanitario. Penso a drammi come quello dell’amianto, una delle fibre più terribili di cui conosciamo gli effetti, che ha causato oltre 200mila vittime, moltissime anche sul territorio della provincia di Alessandria. Dovremmo integrare un modello olistico che tiene conto degli aspetti epidemiologici. L’epidemiologia, che va a misurare aspetti di patologia che sono già chiari sull’uomo, si è oggi evoluta, sviluppando la possibilità di fare analisi molecolari: una delle innovazioni nel nostro ambito è proprio quello di andare a misurare i biomarcatori precoci, intervenendo in vivo e in vitro in modo sempre più affidabile su numerose fibre. Inoltre, nella prevenzione è necessario concentrarsi non solo sulle patologie tumorali ma anche su altre patologie come quelle cardiovascolari, respiratorie, endocrine, metaboliche, dello sviluppo e nella gravidanza, che possono essere aggravate da fattori ambientali”.
Insieme ai due ospiti sono state trattate le principali linee di ricerca del Centro Studi il cui obiettivo è raccogliere, documentare e analizzare le evidenze scientifiche utili a capire come le alterazioni ambientali incidano sulla biologia e sulla condizione di salute di tutti gli organismi animali, con particolare riferimento all’uomo.
In apertura sono intervenuti i docenti dell’Università del Piemonte Orientale, a segnare la stretta collaborazione come polo formativo dell’UPO, a partire dal ProRettore Roberto Barbato, il direttore del Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica Leonardo Marchese, la coordinatrice del corso di Medicina di Alessandria Sandra d’Alfonso e il coordinatore del corso di Fisioterapia di Alessandria Marco Invernizzi.