I voli dal Brasile sono stati chiusi perché la variante brasiliana del Covid 19 preoccupa; infatti, un’infermiera brasiliana si è reinfettata con il virus Sars-Cov-2, con la nuova variante del Sud America, caratterizzata da una mutazione che potrebbe rendere il virus in grado di superare l’immunità sviluppata a seguito di una prima infezione con la versione del virus vecchia.
Il report della Fondazione Oswaldo Cruz afferma che la donna è stata infettata la prima volta il 26 maggio scorso e all’epoca aveva diarrea, dolori muscolari e debolezza generale. Successivamente, a ottobre si è ammalata di nuovo con sintomi simili – diarrea, mal di testa, tosse e mal di gola – ed è nuovamente risultata positiva al coronavirus. Rispetto alla prima volta, le sue condizioni sono peggiorate.
Quando i ricercatori hanno confrontato i campioni dei test positivi effettuati a maggio e a ottobre, hanno scoperto che l’ultimo presentava mutazioni ora note per essere una componente chiave della variante brasiliana. La mutazione genetica, chiamata E484K, cambia la forma della proteina spike all’esterno del virus in un modo che potrebbe renderla meno riconoscibile a un sistema immunitario “addestrato” a individuare versioni del virus che non hanno la mutazione.
Si pensa che E484K modifichi il virus in un modo che renda più difficile per gli anticorpi legarsi ad esso per impedirgli di entrare nel corpo.
Gli scienziati hanno detto che il caso dell’infermiera è il primo di reinfezione con la variante. E suggeriscono che le differenze causate dalla mutazione alla proteina spike significano che l’immunità naturale sviluppata dal suo corpo dopo la prima infezione non è stata in grado di proteggerla dalla seconda.